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    Categories: Retrospettive

La Opel Zafira che voleva diventare alpina

Opel Zafira Snow-Trekker.

Venti anni fa, all’inizio del nuovo millennio, l’avveniristico prototipo Opel Snowtrekker fece il giro delle principali rassegne automobilistiche mondiali. Realizzato sulla base della monovolume compatta Opel Zafira, era pensato espressamente per il tempo libero e le attività sportive invernali e dotato di trazione integrale permanente con differenziale centrale viscoso.

La più evidente particolarità estetica di questo prototipo di colore azzurro-argento era un inedito tetto panoramico realizzato con un vetro di sicurezza termoisolante in grado di assicurare un’ottima visuale verso l’esterno e luce naturale in abbondanza per tutti gli occupanti dei 6 sedili. Al centro del tetto era stato ricavato uno scomparto integrato (lungo 2 metri, alto 140 mm e largo 400 mm) con due vani accessibili dall’interno dell’abitacolo, il più piccolo dei quali poteva essere utilizzato come un semplice ripiano da chi sedeva sui sedili anteriori. Quello posteriore era più grande, poteva contenere oggetti particolari come i bastoncini da sci e vi si accedeva sia dall’interno del veicolo sia dall’esterno attraverso il portellone posteriore.

Una nuova definizione del linguaggio stilistico ispirato dalla tecnica Opel

La linea della Opel Zafira Snowtrekker rappresentava un ulteriore passo in avanti del linguaggio stilistico ispirato dalla tecnica introdotto con Opel Astra (1998) e Zafira (1999) e successivamente arricchito da alcuni concetti espressi con la concept car G90 esposta nel 1999 al Salone di Francoforte. «Le superfici grandi e tese della Snowtrekker sono messe efficacemente in risalto dalle linee slanciate della carrozzeria. Chiari elementi grafici completano quest’anteprima del linguaggio stilistico futuro della Opel» diceva Hans Seer, all’epoca responsabile del Design Opel.


«Il nostro motivo stilistico è stato un collegamento meccanico e un chiaro legame dei singoli elementi» spiegava Stefan Arndt, responsabile della Snowtrekker presso il reparto Progetti Avanzati. Questa forma di linguaggio era ben visibile in molti particolari, a cominciare dai pneumatici ribassati Goodyear, così come dalle ruote in lega, dal cruscotto avvolgente e dal volante a tre razze. Il marchio Opel era un intenso ed inconfondibile elemento che compariva sulla mascherina, sul portellone, sulle ruote e sul volante. La sua suggestiva rappresentazione tridimensionale confermava l’esperienza di un marchio ricco di tradizione.

Gli interni anticipavano alcune tendenze moderne.

Grande flessibilità e sportiva eleganza dei materiali

Il prototipo Opel Snowtrekker reinterpretava il rivoluzionario sistema FLEX7 di riconfigurazione dei sedili della Zafira con 6 sedili disposti su tre file: tra quelli della seconda era stato inserito un grande scomparto riscaldabile che poteva essere utilizzato anche come bracciolo. Come sulla Opel Zafira, i sedili della fila centrale potevano scorrere per 540 mm e, se necessario, essere ripiegati in avanti, così come lo scomparto riscaldabile. I sedili dell’ultima fila potevano invece essere fatti sparire rapidamente e senza fatica all’interno del pavimento: proprio come sulla Opel Zafira di serie.

Speciali sostegni nel contenitore permettevano di trasportare in modo pratico e sicuro le attrezzature per gli sport invernali. Originali supporti in alluminio nella parte posteriore della vettura e in quella inferiore dei pannelli-porta posteriori aiutavano a caricare e scaricare quanto eventualmente sistemato nel bagagliaio e sul tetto.

Pensata, come detto, per gli sport invernali, Opel Zafira Snowtrekker aveva rivestimenti interni in una morbida moquette facile da pulire e specifici tappetini poggiapiedi “tipo prato” bordati d’alluminio che univano un aspetto molto elegante ad una grande praticità. Il rivestimento dei sedili e dei pannelli-porta in morbida flanella di colore grigio creava un’atmosfera di benessere all’interno della Opel Zafira Snowtrekker e contrastava con il nero dei materiali utilizzati per i bordi dei sedili e per la plancia strumenti, sottolineando l’orientamento tecnico di questo prototipo sportivo ed elegante.

Cruscotto di facile utilizzo con tre soli pulsanti

L’inedito cruscotto era studiato ergonomicamente. Tre soli pulsanti da girare, tirare o spingere, a seconda dei casi, regolavano il climatizzatore, comandavano l’autoradio, il telefono mobile, il sistema di navigazione e anche il lunotto termico. Tutti gli interruttori ed i comandi che servono per la guida, così come quelli degli indicatori di direzione, dei fari abbaglianti ed anabbaglianti, dei lampeggiatori di emergenza e dei tergicristalli, erano sistemati, come d’abitudine, ai lati della colonna dello sterzo. I quattro strumenti circolari erano ben visibili e protetti da un unico rivestimento.

Il colore della console centrale, che comprendeva due porta-bicchieri riscaldabili, riprendeva quelli della carrozzeria per armonizzarsi meglio con il resto della Opel Snowtrekker. I profili in alluminio della console stessa, delle maniglie e del rivestimento degli altoparlanti davano un ulteriore tocco di accuratezza. I montanti del tetto ed il rivestimento interno del tetto erano in un tessuto di colore grigio/argento intonato.

Motore in anticipo sui tempi.

Motore in alluminio ad iniezione diretta di benzina

La Opel Zafira Snowtrekker era una finestra sul futuro del marchio non solo in fatto di stile, ma anche di tecnologia, come dimostrato dall’impiego del motore 2.2 ECOTEC DIRECT, un inedito 4 cilindri in lega che di lì a poco sarebbe stato lanciato su scala mondiale in differenti versioni. Questo 2.200 a 16 valvole da 147 CV (108 kW) con due contralberi di equilibratura inseriti nel monoblocco per una grande dolcezza di funzionamento rientrava già nei limiti della normativa Euro IV sulle emissioni che sarebbe entrata in vigore cinque anni dopo.

Trazione integrale con anti-bloccaggio delle ruote in frenata

La potenza del nuovo ECOTEC Direct arrivava ai due assali tramite un differenziale centrale viscoso. La trazione su fondo sconnesso poteva contare sull’intervento separato dei freni di ciascuna ruota in quanto utilizzava i segnali dell’impianto ABS e frenava singolarmente ogni ruota controllandone il bloccaggio. Il dispositivo ESP (Electronic Stability Program) era un ulteriore contributo alla sicurezza, specialmente su fondo bagnato, innevato e ghiacciato.

L’aggiunta del differenziale posteriore aveva richiesto un nuovo assale. Opel aveva pertanto sviluppato una sospensione a quattro bracci dalle dimensioni molto contenute per non limitare minimamente il rivoluzionario meccanismo che serve a ripiegare i sedili posteriori. La sospensione anteriore McPherson con puntone e braccio oscillante era simile a quella della Opel Zafira di serie: solo la taratura del gruppo molla/ammortizzatore e la forma della barra stabilizzatrice erano differenti.


Redazione:

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