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Storia dell’automobile – Arriva la plastica!

Fiat 508.

L’auto d’epoca è qualcosa di unico. Il profumo nell’abitacolo, le sensazioni al tatto quello che rende le macchine vecchie così speciali. E il motivo è semplice: sono i materiali, e la loro evoluzione, che hanno cambiato profondamente il concetto stesso di automobile.
Nata da una combinazione di legno e metallo, la sua evoluzione ha visto l’impiego di materiali sempre più leggeri e, meno naturali. La serie del “sintetico” è partita con la Bachelite (resina fenolica appartenente alla famiglia dei polimeri termoindurenti), che ha sostituito il legno nella sua funzione di rivestimento e rifinitura interna. Tipico esempio è il volante delle auto degli anni 30.


La bachelite resiste alle alte temperature e ha buone proprietà meccaniche seppur la sua elevata rigidità non la rende utilizzabile nelle parti strutturali, quelle sottoposte a forti sollecitazioni.
Se l’alluminio venne utilizzato esclusivamente per diminuire le masse delle auto sportive, a partire dal dopoguerra  la grande rivoluzione avvenne ad opera dei due chimici Ziegler-Natta (entrambi  premio Nobel nel 1963) che intuirono l’utilizzo di specifici catalizzatori necessari per produrre plastiche poco rigide e molto tenaci.

L’alluminio veniva usato nelle auto da corsa.

ARRIVANO I CRUSCOTTI IN PLASTICA. La plastica utilizzata nelle auto a partire dagli anni 60 presentava già migliori caratteristiche di resistenza e flessibilità dunque, anche verso le forze di taglio. Il suo impiego è diventato così larghissimo uscendo definitivamente dal ruolo prettamente decorativo e di rivestimento. Sono arrivati i primi cruscotti di plastica e la selleria era rivestita di “similpelle” che sostituiva il costoso tessuto delle berline anni 50.
Sedili caldi d’estate e freddi d’inverno quindi ma lavabili, resistenti e soprattutto economici. Ben presto anche le minuterie degli abitacoli, realizzate in metallo (quasi sempre una lega di metalli molto economica dalle scarse caratteristiche meccaniche come la zama), sono state fatte in PVC o PET, come le maniglie interne, le leve dei cristalli, il gruppo devio-luce.

Storia dell’automobile. Il cruscotto dell’Alfetta.

LA PLASTICA DOMINA. Gli anni 70 hanno segnato il sorpasso della plastica sul metallo. Ce lo ricorda l’abitacolo della Fiat Ritmo dove  si faceva  fatica ad intravedere tratti di lamiera oramai sostituita o ricoperta dalla poco nobile plastica.
La fine degli anni 70 ha segnato poi un altro importante miglioramento dei materiali plastici: sviluppati e sempre più generosi nelle loro caratteristiche meccaniche, questi hanno iniziato a ricoprire ruoli strutturali dell’auto come i paraurti e componentistiche del motore, fino ad allora a completo appannaggio del metallo.
Sempre più plastica, sempre meno metallo e totale assenza del legno che compariva in grammi nelle berline di prestigio come materiale di abbellimento e lusso. Il legno decorava i cruscotti dell’Alfetta, della Fiat 130 e delle auto di prestigio inglesi.
Se negli anni 80 tuttavia l’impiego della plastica era diffuso non esisteva un che limitasse il danno ambientale, come accade oggi, con plastiche più biocompatibili.

Fiat Ritmo.

UNA PLASTICA PIÙ NOBILE E SICURA. Il miglioramento del polimero sintetico attraverso processi differenziati ha portato oggi la plastica a ricoprire un ruolo molto più nobile e insostituibile rispetto al passato. I limiti che le auto devono superare nei crash-test per la sicurezza sono raggiungibili solo attraverso l’impiego di materiali plastici raffinati nella struttura dell’auto a partire dai parafanghi anteriori e dai supporti strutturali. Per alcuni dettagli particolari la plastica ha esordito alla fine anni 80: Volkswagen è stata una delle prime case automobilistiche ad impiegare polimero nella leva del pedale frizione; la Citroen dal canto lo impiegava per i portelloni posteriori della AX e della BX, (acquistandolo in Toscana dove si produceva, in provincia di Arezzo). Fiat ha introdotto i vetri in plastica con la Tipo (terza luce dei montanti posteriori).

I fari di una Fiat 130.

I FANALI, IERI E OGGI. Le qualità di trasparenza del policarbonato hanno permesso, all’inizio del nuovo millennio, la realizzazione di proiettori anteriori in plastica dove il fascio di luce coerente viene prodotto dalla parabola interna del proiettore e non più dal vetro opportunamente sagomato.
Il policarbonato ha un minore assorbimento verso il fascio luminoso prodotto dalla lampada  rispetto al vetro (lo si evince dalla inferiore temperatura di un proiettore in policarbonato rispetto ad  uno in vetro durante l’illuminazione): il risultato è che oggi i fari delle auto sono più efficienti e producono un fascio luminoso più intenso.
In definitiva l’auto può essere a tutti gli effetti considerata lo strumento attraverso il quale la valorizzazione dei materiali sintetici ha preso corpo. Adesso possiamo anche comprendere il profumo che le nostre auto storiche hanno conservato per decine e decine di anni all’interno dei propri abitacoli: l’odore della novità, il profumo del ricordo, quando toccare il grande volante nero accendeva l’euforia. Ed il viaggio era appena iniziato.

Flaminio Massetti:

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