Auto anni 70, storia di una evoluzione epocale

13 luglio, 2016 | Flaminio Massetti


Alfetta, un mito degli anni '70.

Alfetta, un mito degli anni ’70.

L’era delle contestazioni sociali è al culmine della sua espressione. Il ’68 ha prodotto la rivolta di Valle Giulia a Roma con una giovane vittima. Pier Paolo Pasolini si schiera dalla parte dei poliziotti, giovani come gli studenti che si ribellano (spesso in giacca e cravatta…). L’anno venturo sarà ricordato per l’inizio della strategia del terrore (gli anni di piombo) con la strage di Piazza Fontana del 12 Dicembre.
Così, come la società vira verso un periodo buio di paura e incertezza economica, il mondo dell’auto si affaccia al nuovo decennio con linee affilate e con cromature lucide.
Sta iniziando una nuova epoca caratterizzata da grandi trasformazioni che vedrà l’Italia maturare un assetto societario inedito, un nuovo boom economico che poi arriverà: quello degli anni ’80. Le auto perderanno la lucentezza delle loro cromature per lasciare spazio ai nuovi materiali di sintesi, opachi, plastici, effimeri, da cultura “usa e getta”.




Fiat 128.

Fiat 128.

Se gli anni ’50 produssero uno stile “nautico” e ispirato all’America (evidenti furono le “pinne” che comparvero nella parte posteriore ed anteriore delle vetture), gli anni ’60 non furono altro che il preludio di quello che poi caratterizzò gli anni ’70. Il passaggio dalle forme tondeggianti a quelle più spigolose prese piede proprio nel decennio delle contestazioni producendo le forti geometrie, con la fiat 128 (così isometrica da sembrare essere stata disegnata da un bambino…), con l’Alfetta dove lo spigolo tra cofano e calandra era quasi tagliente.
In realtà lo stile “dalle linee tese” più che ad un nuovo ordine di design si rifaceva ad una visione razionale nell’interpretazione dell’auto. Che era meno oggetto del desiderio e più mezzo di utilizzo. In effetti uno spazio che presenta meno elementi tondeggianti è più sfruttabile rispetto ad un volume dalle linee curve.

Il cofano posteriore della Fiat 128 permetteva uno sfruttamento della bauliera  più efficace rispetto quello della Fiat 1100 che andava a sostituire. Non solo migliore abitabilità interna: le nuove forme anni 70 derivavano anche da una nuova tecnologia costruttiva delle carrozzerie in cui il costo di produzione diminuiva laddove i lamierati risultavano essere semplificati nelle loro forme. Le linee tese permettevano inoltre di disegnare superfici vetrate di più ampie dimensioni con tangibile miglioramento della visibilità. Per avere un riscontro basta paragonare il parabrezza o il lunotto di un’Alfa Romeo 1900 anni 50 con la giovane sorella 2000 o, meglio ancora, con la modernissima Alfetta.

Fiat Ritmo.

Fiat Ritmo.

Non solo stile ma anche materiali: negli anni 70 le auto vissero il passaggio tra “oggetto che deve durare” a quello “uso e getta”. Parliamo dell’innovazione della plastica.
L’elemento che meglio rappresenta questo passaggio, in un’auto, è il paraurti. Nato come protezione contro i piccoli urti nelle auto degli anni 20 (caratterizzato da massicce dimensioni), questo divenne negli anni a seguire un elemento decorativo che andava a rifinire la carrozzeria della vettura (basti pensare all’inutilità dei paraurti d’acciaio cromato che una volta colpiti esaltavano ed amplificavano l’effetto ottico dell’urto anziché camuffarlo). Fino al decennio a cavallo tra gli anni 60 e 80 quando il paraurti venne prodotto con materiale di sintesi ricoprendo, al contempo, il suo magistrale ruolo: quello di proteggere la carrozzeria dell’auto per urti fino a 5 Km/h. senza deformarsi. Il materiale plastico venne in sostituzione anche degli elementi decorativi esterni fino allora appannaggio del metallo cromato. I gocciolatoi diventarono neri, così come le bacchette del tergicristallo. Le guarnizioni di gomma intorno ai vetri presero il posto delle cornici cromate, così come gli elementi del cruscotto in metallo vennero sostituiti con il materiale plastico (vedi devio luci, posacenere, accendisigari, maniglie interne).




L’auto simbolo del passaggio dal metallo alla plastica è la Fiat Ritmo, rivoluzione in casa Fiat che dette speranze al gruppo torinese di replicare il successo della Fiat 128 che andava a sostituire. Le molle d’acciaio, elemento strutturale dei sedili, scomparvero a favore del poliuretano espanso, prodotto per stampaggio. L’elemento meccanico d’innovazione era rappresentato dal sistema di alimentazione regolato da iniettori gestiti da tecnologiche centraline elettroniche. Così la Fiat 132, nata con i tradizionali carburatori, si ritrovò sotto il cofano il nuovo sistema di iniezione elettronica. Comparve l’acronimo I.E., vanto riportato dietro le berline superiori. Minori consumi di carburante quindi volti più al risparmio economico che alla protezione dell’atmosfera dall’inquinamento.

Quella degli anni 70 fu un’atmosfera grigia come il colore che Pasolini scelse per la sua Alfa 2000 GTV, penetrata dal raggio luminoso che solo oggi dà lustro alla sua immagine e a quella di cambiamento che gli anni 70 recarono in termini di diritti umani e libertà. Così oggi la luce riflessa dalle cromature è quella del nostro orgoglio quando riportiamo fuori dai box le nostre auto, i nostri ricordi, le vacanze estive con mamma e papà, il profumo dell’abitacolo, il profumo di quello che era il nostro futuro.

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3 commenti

  1. Arturo Quero ha detto:

    Vorrei modificare il baule Panda dell’80 vorrei montare portelle separate come posso fare e dove posso trovare il kit se qualcuno sa come fare melo puo dire Grazie

  2. SilvioB ha detto:

    anni tristi e auto come la 128 e la brutta e spigolosa alfetta ne sono rappresentanti da cui poche auto riuscivano ad emergere per design e classe o personalità: penso alle belle BMW E21 e 635, alle innovative Citroen Cx-Sm, ai capolavori come la Lancia Gamma Coupè, Hpe e Montecarlo e a poche altre ancora

  3. flix61 ha detto:

    Passi la 128,ma definire brutta l Alfetta proprio non sono d accordo,comunque ognuno la vede a suo modo

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