Citroen DS, un gigante con l’anima

23 giugno, 2015 | Manuela Boschian


Citroen DS.

Citroen DS.

Il giorno in cui ci siamo conosciute ero una bimba mingherlina. Lei, un formoso gigante. E nemmeno rassicurante, a un primo sguardo. Quei fanaloni a mandorla ti fissavano sornioni, ruotando – roba mai vista prima – a seconda di come papà girava il volante. E mica partiva a comando! I tempi li dettava lei. Girata la chiave, si sollevava sbuffando, prima dietro e poi davanti, indolente come un felino. Mancava soltanto si stiracchiasse, e sarei scappata a gambe levate.
Era il 1970, avevo 10 anni e molta passione per le auto. Ma ho diffidato per parecchi giorni, da quel macchinone francese che mio padre, affascinato dalla sua meccanica all’avanguardia e fiero di essersela portata a casa, mi aveva detto chiamarsi Citroen Ds 21 Pallas. Una macchina diversa da tutte le altre. Mica perchè più bella o più potente. No no, era questione di personalità.


Quell’auto di color beige e dagli interni rossi e grigi, aveva cervello e anima. Metteva soggezione. Mi faceva venire in mente Maria Callas, che mia nonna adorava e di cui diceva sempre: «Non è una bellezza classica. Anzi, non si può nemmeno dire bella. Ma se vedi quel viso una volta, non lo dimentichi più».
La Ds era così: una donna – pardon, un’auto – inarrivabile ai sempliciotti. I quali, atterriti da quell’inconsueto mix di sofisticate linee tonde e silhouette filante, avevano osato soprannominarla “ferro da stiro”. Stolti.

Citroen DS.

Citroen DS. Il design dello squalo è entrato nella storia.

Che avesse fianchi impegnativi, mio padre in effetti non si stancava di ripeterlo: «Se tagli un angolo, ci hai rimesso in automatico metà fiancata». Trattenevo il fiato a ogni curva secca. Ma tra lei e mio papà era stato subito amore: non ci fu mai un’incomprensione. A differenza delle solite auto, inoltre, la Ds pareva un salotto viaggiante. Spalancavi una delle sue quattro porte – pesantissime, nei miei ricordi di bambina – ed era come accomodarsi nel palco in miniatura di un teatro.
Merito delle luci di cortesia, più simili a scintillanti appliques, e di tutto quel rosso dell’abitacolo. Rosso il velluto dei sedili, rosso lo strato di moquette sotto i piedi. Ecco, la moquette della Ds era l’unico cruccio: talmente spessa e morbida, che mi negava il divertimento di far suonare le fibbie metalliche dei miei mocassini, battendo il tempo sulla musica a imitazione di un batterista. È stato il solo rimbrotto che ho mosso a quella macchina.




Citroen DS.

Citroen DS. Interni di lusso in tutte le versioni.

Nei tanti anni che ha vissuto in famiglia, ci ha portato sempre a destinazione, ovunque. Ha affrontato nebbia e neve, pioggia e ghiaccio, ha preso traghetti e patito caldo tropicale. La notte del 6 maggio 1976 è stata anche il nostro rifugio d’emergenza, unica “casa” sicura in mezzo a quella spaventosa novità del terremoto in Friuli. Non ci ha mai traditi. Traditore si è sentito mio padre, quando, ormai sfinita dall’età, ha deciso di consegnare la Ds alla storia. Non è stato affatto indolore. Lo provano le tante foto di momenti spensierati, dove i suoi fanaloni ammiccano e sorridono assieme a noi, la sua famiglia.

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8 commenti

  1. Armando Arturo Vendettuoli ha detto:

    Una Dea! Qui si volava in auto,,,un cesto di uova e non se ne rompeva una!!

  2. Frengo Cattani ha detto:

    …e pensare che la sua erede di oggi della vecchia Dea porta solo il nome, null’altro.
    Ahhh il marketing!

  3. Danny ha detto:

    Un racconto dolcissimo…qualcuno potrebbe definire queste nonnette su ruote come delle macchine… ma in realtà diventano parte di chi le ha avute, reccgiidendone i ricordi, trattenendo ne i pensieri nei loro abitacoli sognanti.

  4. Massimo ha detto:

    Unica la Dea! Il marketing PSA non ha capito niente: invece di rifarla (come giustamente hanno fatto FCA con la 500 o BMW con la Mini) ispirandosi a quella del 1955-75, hanno creato addirittura un Marchio a parte, ma senza successo per la smania di fare non sanno nemmeno loro cosa…Ma forse meglio così: una fotocopia non sarà mai un originale.

  5. marco ha detto:

    che fascino una vera princepessa diventata regina….. purtroppo ai tempi di oggi le auto son fatte per durare molto di meno e senza alcun fascino… un rapporto fugace…. le donne (senza generalizzare) una volta le trovavi nelle case chiuse …adesso le belle auto sono nei musei… mentre quelle di tutti i giorni le vedi in mezzo alla strada…

    • roberto ha detto:

      Io sogno ancora, anche stanotte, di andare in garage, metterla in moto e guidarla, in punta di dita come richiedeva. Non l’ho piu dal 1991ed e’ l’unico bene materiale che soffro a non avere piu

  6. Gino ha detto:

    …ne vendono ancora !
    Usate.

  7. Doimenico ha detto:

    Un mio zio ne ha avute due, la prima era la DS19 acquistata nel 1963. Venne in Calabria, a Locri ove abitavo con i genitori (avevo 14 anni).L’ho accompagnato nell’antica Locride per fargli vedere gli scavi archeologici ed a Gerace per visitare la Cattedrale. Rricordo ancora come fosse oggi che appena parcheggiavamo da DS nei predetti sti, attorno alla vettura si formava un nùgolo di persone che l’ammitavano sorpresi innanzitutto dai suoi movimenti quasi fosse un essere vivente-
    Il mio disappunto sul nuovo marchio DS. Chi sa se Andrè Citroen si sarà rivoltato nella tomba in quel di Montparnasse (cimitereo parigino oce è sepolto)

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